Intervista -
Interview
Intervista
al Prof. Guido Muneratto, docente di Allestimento ed exhibit
design
al Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche
Visto il successo ottenuto dal corso di Allestimento ed exhibit design,
- culminato nell´esposizione "Progetti di comunicazione
organizzata" - abbiamo pensato di raccogliere alcune considerazioni
direttamente dal Prof. Guido Muneratto, docente del corso, ideatore e
curatore dell´evento.
Come e da chi è partita l´idea di questo corso?
L´idea è nata da una proposta del Prof. Mauro Pascolini
con cui ho successivamente discusso ed elaborato il progetto didattico
complessivo.
Mi sembra importante sottolineare che senza la sua apertura e
disponibilità a cogliere nuovi stimoli e nuove proposte la
disciplina non avrebbe mai trovato accoglimento in questo Corso di
Laurea.
A cosa mira il corso?
La comunicazione, è noto, non è solo verbale: questo
progetto intendeva far sperimentare l'utilizzo di codici alternativi e
integrare poi nella realizzazione pratica di elaborati finali
competenze diverse acquisite nello studio delle altre discipline del
Corso di Laurea in R.P..
Naturalmente, trattandosi dell'invenzione di un percorso non
codificato, si è trattato anche di una sfida tesa a dimostrare
la valenza formativa di abilità tecnico-operative specifiche di
altri curricoli universitari all'interno di un Corso di Laurea che
apparentemente si potrebbe presentare come solo teorico.
Come è strutturato?
Dovendomi rivolgere a studenti di formazione prevalentemente
umanistica, senza una preparazione relativa alle tecniche di
rappresentazione grafica e senza conoscenze nell'ambito
dell'allestimento e del design, ho organizzato il corso in due parti:
una prima tesa a fornire i presupposti culturali e metodologici e una
seconda dedicata alla progettazione di allestimenti il più
possibile efficaci sotto il profilo comunicativo.
E da qui la scelta del titolo dell´esposizione mutuato da una
frase di Aldo Colonetti che è sufficientemente illustrativa del
quadro teorico di riferimento. "L´allestimento di una mostra, o
di uno stand, è un progetto di comunicazione organizzata: guida
il lettore - visitatore lungo un percorso proponendo codici di
interpretazione".
Che valore assume all´interno di tutto ciò la
realizzazione della mostra?
La mostra è stata per così dire "una sfida nella sfida":
portare gli studenti a realizzare modelli in scala che hanno richiesto
un ulteriore avvicinamento a discipline nuove rispetto al loro
curricolo accademico, e con la loro collaborazione progettare e
allestire l´esposizione dei lavori, che si poneva, rispetto al
progetto singolo di ciascuno di loro, come un metaprogetto.
Parlando di traguardi, come vede il risultato dell´esposizione
svoltasi a metà settembre al Polo Universitario di Via Diaz?
Dai riscontri che ho potuto cogliere, a partire dall´entusiasmo
di allieve e allievi, fino alla risposta del corpo accademico, che ha
visto con favore l´apertura al nuovo e all´interesse dei
vari visitatori, penso di poter concludere che il risultato finale del
corso è ampiamente positivo e ha aperto orizzonti non
prevedibili al momento della sua partenza.
Lo dimostra il fatto che il corso è stato non soltanto
riconfermato per il corrente anno accademico ma anche fatto precedere
da quel lavoro formativo preparatorio che si rende necessario per
fornire i futuri professionisti delle relazioni pubbliche di una
più solida base nel campo della comunicazione visiva.
Quest´anno accademico vedrà infatti l´inaugurazione
di due nuovi corsi propedeutici all´allestimento e
all´exhibit design e precisamente Tecniche della rappresentazione
e Visual Design.
Vista l´importanza delle relazioni pubbliche e del valore
mediatico dell´immagine si potrebbe pensare a un futuro interesse
delle aziende proprio nel settore delle discipline da lei insegnate?
E´ un´idea a cui in effetti sto lavorando.
Nella misura in cui il corso riuscirà a rendere leggibile
all´esterno la sua proposta formativa e culturale non sarebbe
fuori luogo pensare a un rapporto di reciproco scambio con il mondo
produttivo e commerciale in cui l´università funga da
fucina di idee e progetti funzionali al perseguimento di quella
qualità totale che le aziende devono perseguire, non solo per
restare nel mercato ma anche per salvaguardare il loro ruolo sociale.
Inutile dire quanto in tutto ciò, il design dal Bauhaus in poi
rappresenti quel quid che fa la differenza.
Ma questa è un´altra sfida....
Interview
with Prof. Guido Muneratto, instructor of Planning and
Exhibit Design
for the Degree Program in Public Relations
Given the success of the course of Planning and Exhibit Design,
-culminated in the exhibit “Projects of organized communication” – we
decided to get some input directly from Prof. Guido Muneratto,
instructor of the course, creator, and manager of the event.
How and from whom did you get the idea for this course?
The idea came from a proposal of Prof. Mauro Pascolini who I then
discussed and planned the whole didactic project with.
I’d like to stress the fact that without his open mindedness and
willingness to seize new incentives and proposals, the course would
never have been accepted in this degree program.
What is the aim of the course?
Communication, as we know, is not only verbal: the intention of this
project was to experiment the use of alternative codes and to integrate
into the realistic creation of the final models, the different
abilities acquired from the study of other courses in the degree
program in P.R..
Naturally, dealing with the invention of an uncoded course, it was also
a challenge aimed at showing the educational worth of specific
technical-operative abilities from other university curriculum put into
a degree program that would seemingly only be able to offer them
as theoretical ideas.
How is it structured?
Having to deal with students from a prevalently humanistic educational
background, without preparation related to techniques of graphic
presentation and without knowledge of the field of planning and design,
I organized the course in two parts: the first provided the cultural
and methodological prerequisites and the second was dedicated to the
planning of specific designs which were the most effective on a
communicative level.
And from there, the choice of the title of the exhibit, borrowed from a
statement made by Aldo Colonetti which is sufficiently illustrative of
the theoretical frame of reference of the course. “ The planning of an
exhibit, or of a stand, is a project of organized communication: it
guides the reader-visitor along a path proposing codes of
interpretation.”
What value does the achievement of the exhibit have in respect to the
course?
The exhibit was, let’s say, “a challenge within the challenge”:
getting the students to complete scale models which require a further
understanding of new subjects in respect to their academic field, and
with their collaboration, plan and design the exhibit of their work,
which became, in respect to each of their individual projects, a
goal/project.
Speaking of goals, how do you view the result of the exhibition that
took place in mid September at the University Department in Diaz Street
in Gorizia?
From the comments I received, from the enthusiasm of the students, to
the response from the academic body, which favourably viewed the
openess to something new and the interest of the various visitors, I
think I can conclude that the final result of the course is extremely
positive and it opened new horizons which were not predictable when it
started.
This is proven by the fact that the course was not only confirmed for
the present academic year, but also made as a requirement for the
preparatory coursework necessary for providing future professionals in
public relations with a solid base in the field of visual
communication. This coming year, in fact, will inaugurate two
new introductory courses in planning and exhibit design,
and they are Techniques of Representation and Visual Design.
Given the importance of public relations and the value of images in the
media, can we think of a future interest on the part of companies in
the sector of courses that you teach?
In fact, that’s an idea I’m working on.
To the extent in which the course will be able to make its education
and cultural proposal readable to the outside world, it would not be
out of place to think of a relationship of reciprocal exchange with the
productive and commercial world where the university would function as
a source of ideas and projects working towards that total quality that
companies must strive for, not only in order to remain in the market,
but also to protect their social role.
It is unnecessary to say how much in all this, the design from Bauhaus
on represents that certain something that makes the difference.
But that is another challenge…